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176 giuseppe ruggero

sulle scritture; e nel 1641 alla dieta di Ratisbona, l’imperatore conferma al Doge il titolo di Serenissimo. L’Accinelli ci riferisce che la Repubblica grata per tale concessione regala 300,000 fiorini all’imperatore, ma non ci può dire se la Camera imperiale ignorasse a priori l’intenzione dei Genovesi circa questo regalo.

Tralascio tutte le altre questioni di precedenze, di onori agli ambasciatori, di saluti tra le navi, ecc., ecc.

E con tutte queste ostentazioni di forme e privilegi più o meno importanti, Genova riteneva in buona fede di aver raffermata la libertà propria; libertà che si manteneva più per le diffidenze e gelosie reciproche degli altri Stati, che per mancanza di attentati, o per forza che rimanesse ai Genovesi ad opporvisi vittoriosamente. I tentativi non mancarono per fermo, a cominciare subito dopo la riforma. Prima la congiura Fliscana cui poco mancò per riuscire, seguita da audaci propositi della Spagna; e su questi fatti, vennero a gettare la più chiara luce gli importanti documenti dell’archivio di Simancas1. Più tardi, nuove insidie spagnuole, alle quali fan seguito quelle del vicino Duca di Savoia, ripetute poi nel 1620. Guerra franco-savoiarda nel 1625. Ricominciano gli Spagnuoli, e dopo avviene la congiura del Vacherò. Nel 1648, congiura del Balbi per Francia, e poi le liti colla Spagna per il mare Ligustico. Dopo il 1671, nuove contestazioni col Duca di Savoia e congiura del Della Torre; e qui basterà per non allontanarci di troppo dall’epoca presa in esame.

Si spiega quindi benissimo come in queste lotte continue, in queste continue e serie apprensioni per la libertà, abbia avuto luogo nel 1637 l’elezione della

  1. Vedi Atti della Società Ligure di Storia patria. Vol. VIII. Genova, 1872,