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174 | giuseppe ruggero |
Dunque, l’applicazione della legge fu immediata; e la esistenza del quarto di scudo d’antico tipo nel 1638, non deve meravigliarci di soverchio, come non lo devono fare tante altre anomalie, fra le quali mi sembra opportuno il rammentare la restituzione parziale del vecchio tipo, sopra alcuni cavallotti nel 1669 e 16701.
Circa agli avvenimenti genovesi del 1637 ed al cambiamento dell’impronta delle monete, noi possiamo attenerci specialmente al Compendio del buon padre Accinelli2, che se non può dirsi aureo per la forma, merita tuttavia la nostra considerazione per le piìi minute ricerche da lui fatte sui documenti, e specialmente per il sentimento che l’ha dettato. E tanto l’amor patrio che traspira in ogni pagina, che ci piega al rispetto verso l’autore ed alla fede nella coscienza sua di esporre la verità, null’altro che la verità come egli la giudicava, guidato da due sentimenti egualmente nobili; l’amore alla religione e quello verso la repubblica. Se in parte è giustificato l’appunto che vien fatto ai Genovesi di quei tempi, di aver troppo curato certe meschine questioni di cerimoniali, di insegne e di ridicole formalità, mentre le antiche virtù erano in decadenza, non è detto perciò che manchino attenuanti in loro favore. Va soggetto ad errare chi nel considerare i fatti di epoche passate, pretenda servirsi dei criteri con cui si considerano i contemporanei: e tanto maggiormente conviene andar cauti nel giudicare di un’epoca di generale decadimento, quale fu il XVII secolo. Allo stesso modo che non si può negare come nel campo letterario ed artistico, fiorissero anche allora autori ed artisti che tra le esagerazioni ed i contorcimenti dei