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16 | ettore gabrici |
Del resto il periodo della dominazione cartaginese in Sicilia è assai oscuro, per tutte le città dell’occidente dell’isola. Nulla sappiamo della loro costituzione, nulla della loro storia interiore e del sistema monetale. Quanto a Terme si sa soltanto che si mantenne sempre cartaginese dalla sua fondazione sino alla conquista romana. Nel trattato che fu conchiuso tra Imilcone e Dionigi nel 405, dopo la distruzione parziale di Agrigento e Gela, rimasero sotto il potere dei Cartaginesi i Sicani, i Selinuntini, gli Agrigentini, gl’Imeresi (ossia Termitani). Nel 397-396, all’arrivo di Dionigi nell’occidente dell’isola, fra le altre città soggette a Cartagine, che si danno al tiranno, vi è Imera (Terme), ove furono fatte dimostrazioni anticartaginesi1. Ma nello stesso anno o nel seguente, passando l’ammiraglio Imilcone per la costa settentrionale della Sicilia a fine di assalire Messana, l’attirò di nuovo alla parte sua insieme con Cephalœdium2. Allo stesso tempo è da riferirsi uno stratagemma di Dionigi per prendere Terme, del quale parla Frontino3; ma ciò non esclude che questa fu sempre città cartaginese, e se per qualche poco fu rivendicata a libertà, tornò subito allo stato primiero. Infatti nel trattato del 383 conchiuso fra Magone e Dionigi, se non è fatto cenno di Terme, si sottintende che gli antichi dominii restarono ai Cartaginesi.
Da lungo tempo si disputa se alcune monete punico-sicule siano state coniate a Panormus, cioè