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158 | francesco gnecchi |
tera di Charles Robert Sur les imitations ostrogothes des sous et des tiers de sous d’or romains.
I re goti in Italia non coniarono moneta d’oro propria, ma non fecero che copiare servilmente l’oro imperiale bizantino. Ciò è provato ad evidenza sia dalla testimonianza di Procopio, il quale dice nel suo libro De Bello Gothico (lib. Ili, cap. 33): " Sarebbe impossibile ad alcun re barbaro, di porre la propria effigie sui soldi d’oro, quand’anche possedesse una massa d’oro, perchè non potrebbe farli accettare nel commercio, neppure fra i barbari „, come pure dal fatto, che in Italia si trovano in grandissima quantità soldi d’oro e tremissi d’Anastasio, di Giustino I e di Giustiniano, i quali nei 60 anni, che durò la dominazione dei Goti, non regnarono che in Oriente, mentre non si conosce alcun’altra moneta d’oro propria dei Goti.
La somiglianza delle monete auree coniate dai Goti con quelle coniate direttamente dagli imperatori di Costantinopoli è tale, che riesce immensamente difficile, per non dire impossibile, il distinguere le une dalle altre. Tanto queste come quelle portano l’effigie e il nome in tutte lettere dell’imperatore, e servilmente sono pure copiati i rovesci.
II solo indizio, che abbia qualche importanza perchè si possa attribuire ai Goti una parte degli aurei col nome e l’effigie dei detti imperatori sono le lettere RM, RV, MD, ecc. nel campo, le quali si interpretano per Roma, Ravenna, Mediolanum, ecc., e che quindi non potevano essere coniate in Oriente. Certo che per attribuire tale significato alle lettere nel campo delle monete d’oro, bisogna ammettere ciò che, se è estremamente probabile, non è però ancora strettamente provato, che da una cert’epoca e precisamente dal tempo di Valentiniano I (e non solamente da quello del tiranno Eugenio, come dice