Pagina:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu/163


appunti di numismatica romana 155

Inaugurando il più gran regno barbaro sorto sulle rovine del romano impero, Teoderico pone come principio nel regime interno, la divisione ira i Romani e i Goti, ciò che forse fu il suo più grande errore. — Accorda ai Goti due terzi delle terre, riservando l’altro terzo ai Romani, e affidando ai suoi Goti le armi, lascia ai Romani tutti gli altri privilegi di cui avevano fino allora goduto, le scienze, le lettere e le arti.

Si occupò a migliorare la pubblica amministrazione, promosse il bene pubblico in tutti i modi, e, quantunque ariano, fu tollerantissimo colla Chiesa ortodossa.

Nel 498 finalmente ottenne dall’imperatore Anastasio le insegne reali, e come re d’Italia andò nel 500 a Roma, ove il suo arrivo fu celebrato con grandi giuochi pubblici e con liberalità al popolo. Vi rimase un anno e, quale Re d’Italia, presiedette il Senato, designò uno dei Consoli, mentre l’altro veniva designato dall’imperatore d’Oriente, e s’occupò delle riparazioni alle fortificazioni ed ai monumenti di Roma, che si trovavano in istato di grande abbandono. Nel 501 tornò a Ravenna.

Dopo 10 anni di guerre sostenute contro i barbari in diverse regioni, seguirono 12 anni di pace che segnarono l’apogeo del suo regno.

Teoderico, sciolto da ogni dipendenza dall’Imperatore d’Oriente, senza punto rinnegare la propria origine e la propria natura, si mostrò romano in faccia ai barbari. Approfittando della superiorità, che gli veniva dall’ingegno e dalla fortuna, si atteggiò quale successore dei Cesari, trattando non da pari, ma da superiore con tutti i principi, facendosi spesso arbitro fra loro, accordando favori, imponendo la sua volontà.

Profondo conoscitore degli uomini, aveva saputo