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130 necrologie

(1892); il quarto sulla Monetazione Persiana, a cui si dedicò da ultimo, ma che forse preferì, descrivendo le monete di diverse dinastie. — Oltre a ciò egli sorvegliò e verificò scrupolosamente la compilazione e la pubblicazione di tutti gli altri cataloghi affidati ai suoi assistenti, e diresse la pubblicazione di guide alle esposizioni di scelti esemplari, che organizzò per l’interesse e per l’istruzione del pubblico.

Ne’ suoi giovani anni egli collaborò moltissimo in periodici scientifici di varie società e al Dizionario della Bibbia; ma negli ultimi scrisse poco, salvo alcuni esaurienti articoli nell’Enciclopedia Britannica, e alcuni saggi occasionali in periodici, alcuni dei quali furono ristampati nel 1882 col titolo Cities of Egypt. Invece di scrivere, tenne delle pubbliche letture, e fu in questo che raggiunse la più grande perfezione. Incominciò a Brighton a ventun’anno e già nel 1864 si faceva udire nell’Istituto Reale, non lasciando alcuna occasione di raccomandare gli studi archeologici, principalmente sull’Egitto. Era un lettore eloquente e anche affascinante e le sue lezioni contribuirono assai a diffondere l’amore all’istruzione.

Nel 1885 successe al suo primo collega Sir Charles Newton nel posto di professore d’archeologia al Collegio dell’università, dove organizzò un eccellente sistema di letture suddivise; tenendo per sè stesso il ramo orientale, e chiamando altri specialisti per gli altri rami.

Era segretario onorario della società d’esplorazione dell’Egitto, che molto aveva contribuito a fondare e a mantenere, e che fece tanto proficuo lavoro in un largo campo di ricerche. Nel 1876 fu nominato corrispondente dell’Istituto di Francia; e un pò più tardi gli venne conferito il grado onorario di L. L. D. a Cambrige. Ritirandosi dal Museo nel 1892, dopo un servizio d’oltre quarant’anni, s’accorse che la sua salute non gli permetteva più d’attendere ai suoi doveri di professore, e rassegnò la carica lo scorso anno. Le speranze di una vecchiaia di dotto riposo andarono fallite, e soccombette, non a una vera malattia, ma alla fatica e all’esaurimento. Aveva incominciato troppo presto, e aveva lavorato troppo intensamente.

(S.t James Gazette).