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quattrino inedito di francesco d’este 93

dunque ci porge un nuovo esempio delle imitazioni frequentissime nel secolo XVI delle monete di altri stati fatte da quei principi che volevano così accreditare i prodotti più o meno legittimi delle proprie officine. E il fatto di aver rinvenuto tale imitazione in Urbino, ossia nel paese originario della moneta imitata, ci prova che lo scopo era stato completamente raggiunto. Nè questa è l’unica imitazione, chiamiamola imitazione, senza adottare il nome, più proprio forse, ma più odioso di falsificazione, fatta dal marchese di Massalombarda. Il Kunz cita il grosso tirolino e il quattrino chiavarino di Bologna, imitati da lui1. Nessuna meraviglia adunque che credesse conveniente d’imitare anche le monete del Ducato di Urbino, che per la vicinanza e le costanti relazioni, dovevano aver credito nel marchesato e in tutto il Ferrarese.

Il quattrino di Guidubaldo, prototipo della nostra moneta, venne coniato, secondo il Reposati2, non prima del 1558: il suo valore era tale che ne andavano sette per bolognino e cinquanta per oncia: la lega era di ventidue denari per libbra. Siccome fuori dello stato di Urbino queste monete di lega o quattrini valevano assai di meno, tanto che ne andavano otto per bolognino, è evidente che anche senza abbassare il titolo della lega, oppure abbassandolo di poco, si veniva a fare un guadagno non indifferente introducendone di quelli imitati. E ciò è tanto vero che dopo poco più di tre anni, nel 1562, lo stato Urbinate si trovò inondato di monete scadenti, e il Duca, per ovviare ai danni derivanti da ciò, fu costretto a limitarne il valore, decretando con bando del 10 giugno che ne dovessero andare otto e non più

  1. Ivi, pag. 180, n. 26, pag. 183, n. 32.
  2. Op. cit., pag. 198.