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446 | ettore gabrici |
non seppe dare la ragione storica di questa contromarca. Il Salinas ha il merito di averla trovata. Imera e Selinunte furono distrutte nello stesso anno da Annibale cartaginese, e i Selinuntini scampati dal ferro nemico, in parte esularono in altre città di Sicilia e di Grecia, in parte, ottenuto dal vincitore cartaginese il permesso di poter abitare la loro città distrutta, vi rimasero tributari degli Africani. Nello stesso anno Ermocrate recavasi a Messana e col denaro ricevuto da Farnabazo costruiva cinque triremi, assoldava mille armati e presi circa mille Imeresi esuli dalla loro città, poiché gli fallì il tentativo di ritornare in Siracusa, occupò Selinunte e fortificatane una parte vi chiamò gli antichi abitanti superstiti1. Quei mille Imeresi dovettero portar seco monete della loro patria, e i Selinuntini, decaduti dall’antica ricchezza, potendo coniare sol poche monete, si videro, nei primi anni, costretti a mettere in corso quelle dei loro compagni d’infortunio e loro nuovi concittadini. Affinchè avessero corso legale, dovettero ricorrere al mezzo d’imprimervi una contromarca che ricordasse, a prima vista, la loro monetazione: e nessun segno pareva più adatto della foglia di appio, per le ragioni esposte sopra.
Osserviamo da ultimo che la contromarca trovasi soltanto sulle litre: se ciò si debba attribuire ad una casuale circostanza ovvero valga a provare che i Selinuntini segnarono la contromarca solo sulle litre, non possiamo dire.
Per ora ci basta notare il fatto.