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408 | ettore gabrici |
pace interna. Questo periodo, detto di transizione, forma una lacuna nella storia generale della Sicilia, di cui ignoriamo quasi affatto gli avvenimenti e per conseguenza anche per Imera poco o nulla possiamo dire; ma dall’arte monetale si può presumere che la sua civiltà fu molto avanzata in quest’epoca.
A Terone era succeduto, nella signoria di Agrigento e d’Imera, il figlio Trasideo, uomo assai diverso dal padre, e noto per la sua crudeltà. Vedendosi odiato dai suoi sudditi ed essendo in possesso di una numerosa schiera di mercenari, credette di poter consolidare la sua malferma signoria per mezzo di una guerra esterna, e raccolse più di 20000 uomini per menarli contro Siracusa. Cerone lo prevenne con assalirlo prima ch’egli aprisse le ostilità, e nella battaglia, che sembra sia stata combattuta presso il fiume Akragas, lo vinse cagionandogli gravi perdite.
Questa sconfitta ebbe per conseguenza una ribellione degli Agrigentini e degl’Imeresi, in seguito alla quale Trasideo se ne fuggì a Megara, dove invece di trovare amichevole accoglienza fu condannato a morte1. Secondo Diodoro, gli Agrigentini, dopo questa sconfitta, riordinarono il loro stato a democrazia, accostandosi a Gerone, il quale non esercitò su di essi nessun potere diretto. Ora il Boeck congettura che lo stesso abbiano fatto gl’Imeresi; ed è probabile, perchè godettero d’ora innanzi di una grande prosperità, nella quale poterono progredire le arti belle2. Rimasti liberi modificarono, come sappiamo, le loro istituzioni, ed estesero su più larga