xiiij luno, che ne aguadagneno più de duy denari luno. E ali mercati de Novarese et in montagnia li spendono per dinari xv luno li quali quarentani veneno nel dominio vostro cum grande preiuditio di vostri subditi: la casone perchè portano via loro [l'oro] bono et non lasseno la convalentia de loro, in modo che li vostri subditi ne remaneno damnificati de x et xij per cento, e questo utile remane in li mercadanti aschorti così terreri come foresteri, et la repubblica damnificata. Per la quale cossa recordo a V. Celsitudine che dicti quarentani fossino banditi et se pur al presente V. Celsitudine non gli volesse bandire, .almancho fazi che per tuto el vostro dominio, non se possino spendere se non per xij dinari luno, et sei se trovasse persona che per più li spendesse né in fere, né in mercati, né in montagnia, cadesse in la pena parirà a V. Celsitudine, et de essere privati li loghi de li loro fere et mercati dove se spendesseno.
«Item recordo che se poria ellegere duy o tri homini boni per lo stato et per la re pubblica li quali havesseno ad havere cura de ogni moneta forestera che paresse qui al presente, et successive se trovarà, li quali facesseno ala vostra Zecha li debiti assazij, e darli el corso a tute quelle monete che se trovano o che parirano, per la bontà del argento che se trova in esse monete, in modo venghano conforme a quelle monete farà batere vostra Celsitudine a ciò non portino, se vorano portare via el nostro oro, che lasseno la convalentia de quello. E facendo a questo modo, le cosse remanerano in suo bono esse et in equalitate in modo la V. Ex.tia né li vostri populi non remanerano inganati né damnificati. E observando quisti modi, in brevi de tempo se redurà a bone monete e ala convalentia del oro, et le cative se andarano senza danno de veruno.
«Item molti se lamentano che non pare monete bone; recordarò a V. Celsitudine che V.a Sig.ria fossi contenta che ogni forestero e terrero che portasse argento in la vostra zecha, podesse fare batere monete ducale secundo lordine de quella, con questo che per ogni marcho de argento metesseno in zecha, V. Ex.tia ne havesse xviij et xviiij soldi de honoranza vel circa. E poy el primo che metesse lo argento fosse el primo a cavarli, pagando sempre per honoranza soldi xviij et xviiij per marcho. E facendo questo ali populi sarà uno pocho de emolumento, unde venderebeno une onza de argento soldi Lviij et soldi Lviiij ne cavarono lxj et lxij et haverano bone monete per li vostri datij, facendo lavorare la zecha et la ex.tia vostra