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306 nicolò papadopoli


Queste ultime frazioni decimali dovevano essere ricuse sulle antiche monete di rame borboniche, e diffatti sul pezzo da 10 centesimi si vedono le traccie delle parole tornesi 6 che prima vi erano stampate. Però l’operazione non riusciva in modo soddisfacente e le monete si spaccavano facilmente sotto il conio. Questo inconveniente fece sospendere il lavoro, che non venne più ripreso in causa degli avvenimenti politici che rovesciarono l’effimero trono di G. Murat.


BENEVENTO.


Le monete dei principi longobardi di Benevento ebbero la virtù di destare l’interesse degli studiosi in tutti i tempi, ed anche Guid'Antonio Zanetti, in una delle noti sapienti, con cui accompagnava i lavori della sua raccolta, parla di un denaro di Adelchi1 che attribuisce all’infelice figlio di Desiderio e suppone coniato a Verona. Più tardi si accorge dell’errore, e nell’appendice dello stesso volume2 riconosce che questa moneta non può appartenere se non alla zecca di Benevento.



1. — Argento, peso grammi 1,14.

D/ – Su due righe: ADEL PRIN, sopra una crocetta.
R/ — Croce accantonata da 4 raggi: ARHANGE MIHΛE
  1. G. A. Zanetti, Nuova raccolta dì monete e secche d’Italia. Bologna, 1775-89, tomo IV, pag. 16, nota 6.
  2. Ivi, pag. 519.