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la zecca di reggio emilia 227

superstites cichae, non fosse sufficiente a far sempre mantenere ai locatarii gli obblighi stabiliti nei capitoli. Una prova di tal cattiva sorveglianza la vedemmo nell’accusa di falso, probabilmente infondata, fatta a Pastorino da Siena nel 1553. E al primo mancamento del zecchiere, il duca, prendendo la palla al balzo, avrà ordinata la definitiva chiusura dell’officina.

Accenneremo per ultimo a un tentativo fatto dai Reggiani nel 1597 di riaprire la zecca. Da due lettere di Enea Pio di Savoia, governatore di Reggio in quel tempo, risulta che il Comune aveva già avuta qualche speranza dal duca su tal proposito e che si erano iniziate trattative con maestro Andrea Caselino di Piacenza, in quel tempo al servizio del duca di Parma, per la fabbricazione dei conii. Ma la cosa cadde quasi subito, essendosi considerato che l’aprire di nuovo la zecca era negozio di molta considerazione et difficultà, si per mancamento di capitale come di huomini... intelligenti in simile professione1.

Se altri tentativi dopo questo siano stati fatti per riaprire la zecca l’ignoro: negli Archivi consultati però non se ne conserva ricordo. Gli Estensi ad ogni modo, che nel 1598, perduta Ferrara, scelsero a loro sede Modena, avrebbero consigliato ai Reggiani di servirsi della zecca della città vicina, se il caso di nuove richieste si fosse presentato.

Del resto i tempi eran mutati, nelle condizioni politiche, da quando bastava ai Reggiani, per rimuovere il duca da un ordine di chiusura della zecca, fargli considerare il vantaggio che ne veniva alla

  1. R. Archivio di Stato di Modena. Cancelleria ducale. — Carteggio e documenti di Rettori. Reggio. — Lettere 16 febb. e 5 agosto 1597 da Reggio, del governatore al duca.