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224 | francesco malaguzzi valeri |
debba governare sotto bona custodia in un paco di carta scrivendoli suso il giorno qual fu fatto il saggio e riponerlo; la nota del saggio doveva esser rinchiusa nella cassa, quando le monete fossero trovate buone e i soprastanti dovevano firmarla;
i soprastanti dovevano essere almeno tre quando si levava di zecca oro e argento;
i depositarii dovevano pesare le monete d’oro e d’argento a libbra poi notare detto peso in un libro a partita per partita secondo la qualità delle monette, e il libro doveva rinchiudersi nella cassa;
le monete non buone per bontà intrinseca o per peso dovevano guastarsi, presente almeno uno dei soprastanti1.
In questo tempo il Signorotti rappresentava probabilmente l’uomo che pel Comune riuniva tutte le garanzie per la delicata carica di appaltatore della zecca. Oltre essere già stato più volte, come vedemmo, locatario della stessa officina reggiana, nel 1559 aveva tenuta quella di Novellara e dal 1569 al 1575 anche quella di Correggio: e della pratica grandissima ch’egli aveva fatto di quel labirinto che erano allora gli affari delle zecche d’Italia ne rimane la prova in una serie di importanti sue lettere al governatore ducale, conte Alfonso Estense Tassoni2.
La considerazione che in questo tempo il Signoretti , valente orefice e ricordato spesso nei documenti reggiani per notevoli lavori, era benissimo in grado di fabbricarsi da sè i conii e la somiglianza di stile tra le monete reggiane delle ultime battiture e le medaglie che gli si attribuiscono ci fanno
- ↑ V. la Biografia di Antonio Signoretti in Appendice.
- ↑ Francesco Malaguzzi Valeri, Notizie di artisti reggiani (1300-1600). Reggio-Emilia, Tip. Degani, 1892. — V. i Documenti.