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222 | francesco malaguzzi valeri |
gento da coniarsi e che si assumerebbe le spese pei salariati addetti all’officina: spese che furon calcolate in venti scudi1.
Nel febbraio del 1569 Giannantonio, avendo acquistato da alcuni forestieri una certa quantità d’oro da lavorare, chiedeva ed otteneva dal Comune di potersene servire nella fabbricazione di tanti scudi2.
L’8 agosto del 1569 subentrava di nuovo nell’appalto Bernardino Signoretti che prometteva di lavorare, secondo i capitoli e la lega di Ferrara, dietro compenso di soldi cinque per libbra d’oro e di tre per libbra d’argento, dando per ciò buona cauzione3.
Nel 1571 i Reggiani pregavano il duca che per vantaggio del commercio che si aveva colle città vicine permettesse che si coniassero quarti, bianchi, giulii e una certa quantità di monete più basse. 11 19 marzo dell’anno stesso il duca rispondeva favorevolmente al governatore di Reggio, ed al Comune non rimase che trovare un nuovo locatario dell’officina delle monete4.
Questi fu di nuovo Giannantonio Signoretti, l’ultimo appaltatore della zecca reggiana, che il 9 luglio 1571 assumeva per un triennio la fabbricazione delle monete.
Ecco i patti principali stabiliti tra l’artista reggiano ed il Comune a tal uopo.
Il Signoretti doveva battere alla lega di Ferrara ogni e qualunque sorta di monete d’argento che tiene once 11, d. 8 de fino e battere monete da L. 3