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la zecca di reggio emilia 221

A Reggio si approfittò tosto della facoltà concessa ed è questo di cui esporremo ora le vicende, l’ultimo e breve periodo di vita della zecca reggiana.

Del 1566 ci rimane un documento da cui s’apprende che nel novembre si stavano coniando degli scudi d’oro e che per ordine ducale dovevano spendersi a lire sei e soldi dieciotto. Il Massaro però non voleva accettarli che pel valore per cui correvano , cioè per sole lire sei e soldi diecisette. Gli Anziani ne scrivevano in proposito al duca1.

Del 1567, 14 febbraio, abbiamo una petizione di molti mercanti reggiani che chiedono al Comune che, per le esigenze delle contrattazioni e dei mercati, si battano mille ducati di bagattini. Gli Anziani prendono in considerazione la cosa e nominano una commissione che riferisca2.

Il 23 maggio dell’anno stesso gli Anziani esaminavano i capitoli presentati da Bernardino Signorotti, che probabilmente assunse la condotta della zecca per un anno3. I capitoli non sono però riportati nella provvigione che ci dà quella notizia. Certamente nel 1567 vi fu una battitura numerosa di quadruple doppie col conio dei quarti scudi d’oro, quarti, cavallotti e sesini e a Giannantonio Signoretti debbonsi senza dubbio le fabbricazioni dei conii. A queste battiture appartengono i quarti da soldi 30 colla leggenda pace belloque fidelis, ben noti.

Scaduto il termine della locazione, Bernardino Signoretti cedeva il posto a Giannantonio, dopo la decisione presa dagli Anziani nella seduta del 17 dicembre 1568. Fu stabilito che il nuovo locatario pagherebbe tre soldi imperiali per ogni libbra d’ar-

  1. Arch. cit. — Provvigioni, 1566, 2 novembre.
  2. Arch. cit. — Provvigioni, 1567, 14 febbraio.
  3. Ibid.