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216 | francesco malaguzzi valeri |
Giannantonio Signorotti scadeva dall’ufficio di appaltatore della zecca reggiana nel 1557 e gli subentrava suo fratello Bernardino, coll’annuo affitto di 110 ducati d’oro1.
Ma ecco che il duca, forse pel desiderio, che già trovammo in altri principi, di voler incise sulle impronte delle monete segni più palesi della sua sovranità, o fors’anche perchè i conii eseguiti da Pastorino da Siena erano già logori, mostrò il desiderio che la Comunità reggiana facesse rifare i punzoni, e anche questa volta dal Pastorino.
La Comunità di Reggio, o che ne avesse avuto abbastanza dell’incisore senese che sembra fosse stato pagato con molta larghezza o che realmente i conii fossero ancora in buono stato, spediva a Ferrara due lettere in proposito. Siccome le due lettere ripetono le stesse cose, riportiamo qui la prima, che, come l’altra, è senza intestazione e di cui conservasi nell’Archivio di Stato di Reggio la minuta:
- « Ill.mo Signor honorandissimo,
«Hauendo inteso si per Relatione de Hippolito Malaguzzi nostro concive si anco per lettere de Messer Annibal brami quanto sia di mente Sua Excellentia che si rifacciano li ponzoni di questa ceccha per maestro Pastorino in megliore refformatione di quello che sono, mandiamo questi bianchi che di presente si battino in detta nostra ceccha in mano del brami nostro agente, acciò col mezo di Vostra Signoria si facia vedere a Sua Excellentia che l’impronto de le presente monete non e tale come forse vien biasmato da qualche uno per suo particolar intento.
«E ben uero che si ni battirno a li anni passati certi bianchi con uno improntto di Sua Excellentia non ben figurato ma quello si guasto et non si usa più et in loco d’esso si fece fare il presente per il suddetto maestro Pastorino, il quale non ha causa biasmarlo più essendo sua opera. Però si desiderarla che Sua Excellentia
- ↑ Arch. di Reggio cit. — Riformagioni.