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214 | francesco malaguzzi valeri |
Poco però potè il grande artista senese continuare nel lavoro delle stampe per la zecca reggiana, perchè sui primi d’ottobre dovette fuggire, colpito dalla gravissima imputazione d’aver fabbricati scudi d’oro falsi e si rifugiò nella vicina Parma, presso Ottavio Farnese, coli’ intenzione di restarvi finchè la cosa fosse messa in chiaro, fidando nella sua innocenza. Tuttavia il governatore di Reggio, Alfonso Estense Tassoni raccomandava, con lettera 16 ottobre, al duca di Parma che Pastorino fosse imprigionato e tenuto colà sino che da S. Ecc.tia a quella sia scritto altro1.
L’accusa dovette essere dichiarata falsa perchè ai primi di novembre troviamo di nuovo Pastorino a Reggio. Non fu però tosto rimesso in libertà, come ne fa fede questa lettera sua, pure inedita, al duca di Ferrara:
- «Ecc.mo patrone mio
«Questo per dire a Vostra Ecc.a la qual si degni o parar un po dela sua pacientia col legger questi pochi versi per i quali si prega, e suplico a vostra Ecc.a che se pur quella si contenta che io stia in prigione so e sarò sempre contento a quanto uorra Vostra Ecc.a Ma la prego che la prigione sia chosta in luogo e modo che io possi dar fine ale opare chomincie per Vostra Ecc.a le qual sono abhuon termine, e chome sonno fenite. E sempre che li piace facci di me quel che le pare e se quella si contenta che io venga quela ne facci dare auiso e uerro secreto, o palese chome piacerà a quella se io douesse venir inudo e scalzo. E uevendo io quella facci che qua le nostre e mie chose che a el Podestà mi sieno restituite che si portino che sor (sic) tutte chose dallauorare, e di tanto la prego di nuovo. E de la breuità perche perdo tempo.
- ↑ V. Umberto Rossi, Pastorino a Reggio Emilia, in Archivio Storico dell’Arte. Anno I, fasc. VI: Nuovi documenti.