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la zecca di reggio emilia 209

nel 1553, assunto l’appalto della zecca, doveva ricorrere all’opera di Pastorino da Siena.

Lo scudo battuto dalla zecca reggiana, come risulta dalle relazioni dei saggiatori, aveva di fino denari 22 e costituiva un vantaggio pel commercio reggiano di importazione: infatti fin dall’anno 1546, 31 gennaio, i soprastanti alla zecca avevano respinta la proposta di ridurre lo scudo a L. 5, d. io come a Parma e a Piacenza, in considerazione del danno che ne sarebbe venuto al commercio della città.

Ciò nullameno nel 1550 il Cardinal Gonzaga, tutore del nipote duca di Mantova, in una sua grida aveva ridotto lo scudo d’oro reggiano a L. 5, d. 5 ed il biancone d’argento a d. 13 con disonore e danno di Reggio, poichè, al contrario, le dette due monete vantavano la stessa bontà dello scudo e del paolo bolognese, nella stessa grida valutati quello a L. 5, d. 8, questo a L. 5, d. 13 1/2. A Ferrara il duca, saputa la cosa, forse nel timore che le monete reggiane calassero anche altrove, s’affrettava a fai" scrivere al Cambiatori, a mezzo del suo fattor generale Lanfranco del Gesso, che cercasse di provvedere e giustificasse la bontà delle monete che si coniavano. Perciò i deputati alla zecca, chiamati ad udienza dagli Anziani il 14 aprile di quell’anno, deliberavano di mandare a Mantova, a spese del Comune e con lettera di credenza, una persona esperta che sapesse difendere l’onore del Comune giustificandone le monete. 11 prescelto fu Gaspare Scaruffi, economista reggiano e delle cose di zecca scrittore dalle larghe vedute, allora poco più che trentenne. Egli partì, fu accolto favorevolmente a Mantova e riuscì a provare la bontà dello scudo reggiano1.


  1. Andrea Balletti, Gasparo Scaruffi e la questione monetaria nel secolo XVI, negli Atti e Mem. della R. Deputa;, di Storia Patria per le Prov. Modenesi. Serie III, vol. I, parte II.