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la zecca di reggio emilia 197

bligare i locatarii della zecca a provvedersene a loro spese. Allora il Cervi e il Penni, visto che il Comune veniva meno ad uno dei patti stipulati, si rifiutarono di proseguire oltre nella coniazione1. Le parti però vennero ad un accordo perchè qualche tempo dopo troviamo che il locale della zecca reggiana era la casa di messer Bartolomeo Zanelletti, in parrocchia di S. Silvestro, il cui affitto di ventidue scudi d’oro annui veniva pagato per meta dal Comune e per metà dai conduttori2.

Chi fosse l’incisore dei conii in questo tempo non rilevasi dai documenti. La considerazione pero della somiglianza del giulio colle monete contemporanee di Ferrara farebbe ritenere che, come pel passato, si fosse ricorso colà per la fabbricazione dei conii.

Da una lettera degli Anziani di Reggio in data 28 febbraio 1534 diretta a Nicolò Ariosto, fattore ducale a Ferrara, ci è dato conoscere che delle monete della valuta di soldi nove imperiali che si battevano allora, ne andavano centodiecinove alla libbra e che, fattone il saggio del peso, lo si trovò migliore di quelle di Ferrara di detta valuta. Per avere il giudizio di più saggiatori, la Comunità spedì all’Ariosto delle monete reggiane incaricandolo di farne fare il saggio per suo conto3.


  1. Arch. cit. — Provvigioni, 1532, 23 sett.
  2. Arch. cit. — Carte di corredo alle Riformazioni, 1536. Mandate
  3. Arch. cit. — Registri delle lettere.