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196 francesco malaguzzi valeri

bero fabbricare Giulii, mezzi Giulii, grossi da soldi tre che in allora si spendevano per dodici quattrini, sesini, quattrini, e soldi; che i giulii da coniarsi fossero di bontà di oncie 11 giuste e ne andassero 96 per libbra; che i grossi da soldi tre o colombine fossero di bontà di oncie 6 col rimedio di due denari per libbra e ne andassero 190 per libbra; che i sesini fossero di bontà di oncie 1 1/2 d. per libbra col rimedio di denari 2 per libbra; che il soldo fosse di bontà di oncie 3 con denari 2 di rimedio e ne andassero 300 per libbra; che i quattrini fossero di bontà di oncie 1 d.o per libbra col rimedio di due denari per libbra e ne andassero 448 per libbra, in peso. I due maestri di zecca avrebbero poi dovuto coniare ogni anno lire duecento di giulii, trecento di grossi, trecento di sesini, trecento di quattrini e avrebbero pagato alla Comunità due soldi e mezzo per libbra delle monete da cavarsi di zecca: essi poi per loro mercede avrebbero potuto avere denari quattro d’oro per ducato, per fattura di doppi giulii e giulii, soldi ventuno per libbra e dei grossi soldi ventisei e così dei quattrini, soldi e sesini. A saggiatore poi, a succedere a Marcantonio Catania che aveva servito nel 1531 ed ora era eletto soprastante, fu nominato maestro Pietro da Cremona, che avrebbe avuto in ricompensa un quattrino su ogni lira da cavarsi di zecca1.

Sulla fine dell’anno stesso di locazione sorsero però delle controversie tra le due parti a causa dell’onere del locale per la zecca. Sebbene nel contratto su ricordato il primo paragrafo addossasse la spesa pel locale stesso alla Comunità, questa poco dopo credette meglio non incaricarsene e volle ob-

  1. V. Documento XVIII.