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la zecca di reggio emilia 193

Ma frattanto l’artista ferrarese, forse a causa del molto lavoro da cui era oppresso per quella zecca e quella corte, non era molto sollecito nell’eseguire il lavoro affidatogli; perciò il Comune di Reggio che pure aveva spedito all’artista quasi l’intera somma pattuita, per sollecitare la consegna delle stampe inviava a Ferrara Giambattista Cacci. Sul finire dell’anno inoltre mandava a Giannantonio il rimanente della somma, dichiarando che non voleva più oltre esser condotto in lungo. Nel successivo 1507 i conii erano finiti e s’iniziò allora nella zecca reggiana quella battitura i cui prodotti sono oggi rarissimi1.

Quando, in seguito, ebbero luogo successive coniazioni, si ritornò all’opera di Giambattista e Lorenzo Cacci, che nel 1508 erano ancora maestri di zecca e coniavano monete coi conii eseguiti dall’artista ferrarese.


CAPITOLO IV.


La zecca reggiana sotto la dominazione pontificia. — Rimase attiva la sola zecca dei bagattini. — Giulio II. — Leone X. — Adriano VI.


Dopo la battaglia di Ravenna (9 aprile 1512) era risorto nell’animo del pontefice Giulio II l’antico desiderio di impossessarsi di Ferrara, ma non parendogli in allora opportuno di volgersi direttamente contro quella città, aveva dato ordine al duca di Urbino; generale dell’esercito pontificio, d’avanzarsi verso Modena e muovere intanto all’acquisto di Reggio. Questa tentò da principio evitare tal peri-

  1. Umberto Rossi, Op. cit.