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188 | francesco malaguzzi valeri |
A quest’epoca, dopo la coniazione delle monete piccole d’argento, deve ascriversi la coniazione del testone reggiano, moneta da soldi sei di Reggio e cinque di Ferrara. Quando, parecchi anni dopo, colla lettera 7 Marzo 1502 il duca concedeva la nuova battitura, ne abbassava il corso di un denaro e permetteva che a questo tasso se ne potessero ribattere, quella moneta era già in corso da parecchio tempo1.
Incoraggiati dal favore del duca, gli Anziani, per mezzo degli eletti Aliprando Arlotti e Baldassarre de Lajata, tre anni dopo chiedevano la concessione di poter battere dei ducati d’oro coli’ impronta o l’insegna del duca e quella della Comunità, della bontà di peso di quelli Ferraresi, Fiorentini e Bolognesi; confermando ed ampliando la concessione data nel marzo del 1492.
Anche questa volta la risposta ducale fu favorevole e la battitura dei nuovi ducati d’oro, dei quali eseguì i conii ancora Giambattista Cacci, fu tosto iniziata2.
Questa moneta non arrivò fino a noi o almeno nelle più ricche collezioni non se ne conosce alcun esemplare. Soltanto se ne ha il disegno in una tariffa olandese e sarà descritta a suo luogo3.
Poco dopo, nell’anno 1500, aveva luogo una battitura di bagattini. Ne assunse l’appalto per un anno l’orefice reggiano Taddeo Zacchetti e i patti imposti della Comunità, dei quali rimane copia, furono i seguenti:
1.° che il locatario fosse tenuto coniare quel numero di bagattini che sarebbe stato fissato come