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la zecca di reggio emilia 185

consegnare di mano in mano i bagattini stampati; di custodire in ogni circostanza le stampe e non consegnarle in altre mani che in quelle dei soprastanti sotto pena di lire io e di perdere la condotta1. Il Comune accettò i patti e nominò il Martelli appaltatore della zecca dei bagattini per un anno2. Da un’altra carta però in data 21 agosto 1486 risulta che i bagattini da coniarsi pesavano ogni 160 una libbra e che per la loro battitura Giacomo Martelli fu coadiuvato dal fratello Lazzaro3.

Un altro artista che aveva lavorato attorno ai conii dei bagattini è Battista Parolari alias Sforzani, orefice e fonditore reggiano, che circa nel 1486 prometteva di fare i bagattini per 10 soldi la libbra e di coniarli anche più belli di quelli fatti pel passato.

Veniamo ora a parlare della apertura della zecca principale di Reggio, alla quale convennero più volte artisti di grido per la fabbricazione dei conii delle monete d’oro e d’argento e delle cui vicende è dato poter raccontare quasi senza lacune, per l’abbondanza di importanti documenti che ne rimangono.

La zecca dell’oro e dell’argento, come quella dei bagattini, era data dal Comune in locazione e formava così un cespite importantissimo delle finanze cittadine. Al Comune spettava la sorveglianza pel buon andamento di questo ramo del pubblico servizio e a questo scopo si nominavano ogni anno i superstites cichae, cioè sei deputati e sovrastanti alla zecca fra i quali doveva essere un dottore in leggi, un notaio, un mercante e un cittadino esperto. Ciascun anno essi sceglievano, fra loro, due che dovevano rimanere

  1. V. Documento X.
  2. V. Documento XI.
  3. Arch. cit. — Carte di corredo alle Provvigioni.