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180 francesco malaguzzi valeri

del 1325. Nella seduta degli anziani del 20 settembre di quell’anno, molti oratori, riconosciuta la necessità nel commercio locale di mettere in corso nuove monete piccole, presentavano parecchie proposte per facilitare l’attuazione della cosa e salvaguardare il Comune e la cittadinanza nei propri interessi. Con centosettantacinque fave bianche favorevoli contro cinquantatre nere, fu approvato dal Consiglio in massima la cosa e si stabilì di eleggere alcuni che deliberassero tra loro e riferissero sul valore, sul corso e quantità da stabilirsi per la nuova moneta da coniarsi1.

I delegati presentarono le loro proposte nella seduta del penultimo dello stesso mese di settembre, e furono accettate a grandissima maggioranza. Fu quindi stabilito: che si dovesse fabbricare la nuova moneta piccola in ragione di venti denari piccoli per bolognino grosso e per altrettanto questo si spendesse e in proporzioni si spendessero tutte le altre monete grosse e piccole; che per la fabbricazione di detta nuova moneta si eleggessero octo sapientes de populo et artibus che s’impegnassero di farne fabbricare fino alla somma di quattromila lire di denari piccoli in ragione di venti denari di questi per bolognino grosso, e che scegliessero fabbricatori valenti, i saggiatori e gli addetti; che tosto fabbricata la nuova moneta, le contrattazioni si facessero con quella, intendendosi che una lira piccola di reggiani equivalesse a venti soldi di reggiani piccoli di tal moneta e una lira grossa fosse uguale a tre di reggiani piccoli di moneta piccola; finalmente che i dazi e le gabelle del Comune si riscuotessero in moneta piccola2.

  1. Arch. cit. — Provvigioni.
  2. Ibid.