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164 | ettore gabrici |
fossero in continuo contatto con i Greci di Sicilia. Secondo l’uso costante dei navigatori greci, che non perdevano mai di vista la costa, ogni nave che dalla Grecia faceva vela per la Sicilia, toccava le coste dell’Acarnania e dell’Epiro fino a Corcira, donde proseguiva verso il promontorio lapigio e di là, costeggiando il littorale orientale dell’Italia, toccava Crotone, il promontorio Lacinio e proseguiva per lo stretto di Messina1. I porti di Taranto, Sibari, Metaponto, Crotone, ecc., erano assai frequentati dalle navi greche della Sicilia che da principio ivi si fermavano per circostanze eventuali; ma col tempo, dovettero averli come meta delle loro traversate, stante i rapporti commerciali che si erano andati formando. Questi rapporti, di cui gli storici non fanno parola, hanno grandissima importanza in quanto ci spiegano uno scambio di idee ed abitudini fra i greci di Sicilia e quelli dell’Italia. E nel caso presente valgono a chiarirci i tipi di alcune monete della zecca di due città entrate in lega con Imera. Una di queste è Crotone. Da tempo remoto il Crotoniate Eilippo aveva percorso i lidi della Sicilia e conosciuto i costumi di quelle popolazioni, accompagnando Dorico nella sua impresa in quell’isola2. Le relazioni di Crotone con Agrigento erano estese su larga scala; monete di questa città furono riconiate in quella3. Ad Agrigento era stato trapiantato il culto di Giunone Lacinia ed un tempio le era stato costruito4.
Ma i rapporti con Imera dovevano essere più intimi: prima perchè l’elemento calcidico, come in