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prima perchè il gallo è sacro anche ad Ercole1, poi perchè del culto di Asclepio non vi è traccia nella religione imerese, laddove quello di Ercole acquistò sempre più vaste proporzioni, come attestano le monete.

Ma la figura di questo animale, oltre ad essere l’espressione del culto che prestavasi in quella città all’eroe divinizzato, veniva ad essere d’altra parte, per quel vezzo che avevano gli antichi di giocare sulle parole, l’arma parlante d’imera. Il gallo è messaggiero del novello giorno, per cui è detto da Simonide ἡμερόφωνος2; perciò gl’Imeresi, profittando della somiglianza di suono tra Ἱμέρα ed ἡμέρα, misero sulle loro monete il gallo annunziatore del giorno 3.


SISTEMA MONETALE.


Queste monete sono dramme del piede eginetico che dovrebbero pesare gr. 6,30, ma non sorpassano ordinariamente i gr. 5,904. Questo peso non fu mai ridotto per tutto il periodo. Furono anche coniati gli oboli di gr. 0,90 e certe monetine pesanti 0,19 (V. n. 49). Non incontreremmo nessuna difficoltà per conoscere il valore delle monete descritte, se non le dovessimo considerare in rapporto colla litra siciliana I primi esemplari sono anepigrafi e senz’alcun segno di valore, ma dal n. 12 in poi cominciano a comparire certi segni che, insieme con

  1. Istit. di corr. arch., Anno 1838, p. 196, 1841, p. 25.
  2. Bergk, Poetae lyr. gr., p. 771: Simon. Fr., 81.
  3. Freeman, Op. cit, I, p. 411.
  4. Cfr. Lenormant, La monn. dans l’antiq., p. 54.