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154 | ettore gabrici |
rilievo, di forma quasi circolare, che sta fra le ali e la coda.
Il contorno, la posizione, il petto, la testa ci ricordano assai da vicino il tipo comune adottato in Grecia dagli artisti attici del l’secolo, per questo animale sui vasi. Uno di essi, segnatamente Thleson, seppe applicare la elegante e vivace figura del volatile ai medaglioncini delle sue coppe, e riuscì a dipingere dei galli di disegno finissimo e policromo1.
Il nome della città comparisce colle due lettere iniziali fin dai primi conii di questo primo periodo (IH n. 7, 13, 14, 15, 19), e sugli ultimi è scritto per metà (HIME n. 27, 28). La leggenda IATOИ dei n. 16, 2 9> 39 si riconnette evidentemente alle parole ἰάομαι, ἰατήρ, ἰατρεία.
Essendo i tipi delle monete d’Imera l’espressione della virtù terapeutica delle acque calde che scaturivano presso la città, sorge spontaneo il significato di questa parola che è un aggettivo adoperato neutralmente, riferibile al gallo preso come simbolo.
Nel lessico di Suida trovasi un ἰᾶται accanto a ἰατήρ. Esichio ha un ἰατύς avente lo stesso significato di θεράπεια, e un ἰατοί corrispondente a θεραπεῖαι2; nel Thesaurus di Enrico Stefano vi è l’aggettivo ἰατός.
OSSERVAZIONI SOPRA IL TIPO DEL GALLO.
Il gallo fu sacro a parecchie divinità presso i Greci, come a dire Minerva e Marte3, a causa della sua natura pugnacissima, per la quale in Atene