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146 | ettore gabrici |
le più antiche della Sicilia, avendo esse al rovescio il quadrato incuso, che si trova soltanto a Selinunte, Siracusa, ed in certo modo anche a Zancle. Esse risalgono alla seconda metà o alla fine del VI secolo a. C. quando nella Grecia propria si era già da tempo diffusa la coniazione dell’argento. Se noi non avessimo altro mezzo per fare la classificazione cronologica delle dramme di questo primo periodo, potremmo tentarla agevolmente, avendo riguardo alla maniera con cui fu lavorato il gallo. La forma di questo animale si va mano mano perfezionando, e dall’avere un corpo or troppo tozzo, or troppo esile ed allungato, passa ad una forma rotondetta e naturale, fino a che negli ultimi esemplari di questo primo periodo è disegnato con una precisione maravigliosa. La quale potè facilmente esser raggiunta dall’arte ancora bambina in Imera, per la semplicità della figura che essa trattava; laddove in altre città dovè lottare contro difficoltà maggiori derivanti dalla testa di Bacco in Nasso, dalla testa muliebre in Siracusa, ed in generale da tutte le monete che rappresentavano la testa di qualche divinità e che furono contemporanee o di poco posteriori ai galli di Imera. Così questa città che nel VI secolo era divenuta popolosa e commerciale, e in cui fiorivano artisti e letterati, non rimaneva indietro al resto della Sicilia, nella quale le arti belle erano in fiore, come provano i templi di Selinunte, che sono di quest’epoca.
Noi per ora seguiremo lo sviluppo di questo tipo, dalle origini fino al 489, ritenendo che una rigorosa classificazione cronologica potrà apportare, se non molta, almeno un pò di luce sulla questione del valore di queste monete in relazione colla litra siciliana. In tutta la serie qui appresso descritta possiamo distinguere tre diverse maniere di rappresentare il gallo.