Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
vite di illustri numismatici italiani | 121 |
di Ottofredo Müller. — Solo un anno dopo, 1845, la tavola alimentaria, scoperta dal Cav. De Agostini a Macchie presso Benevento, gli offerse occasione di segnalarsi d’un tratto archeologo insigne, dissertando eruditamente sull’Antichità de’ Liguri Bebiani. La dottrina messa in luce da quel lavoro gli aperse l’adito all’Accademia Ercolanense e gli procurò la nomina a Socio ordinario dell’Istituto Prussiano. Dopo il 1845 ogni anno era segnato da lui con una, due o più monografie che facevano sempre più palese la sua vasta erudizione, la dottrina e la suprema competenza nelle più ardue questioni archeologiche. A Roma, nel 1847, il Cardinale Altieri, proponendogli l’illustrazione della propria Collezione di piombi antichi, offrì al Garrucci l’opportunità di rifare, con intendimento razionale e scientifico, l’opera tentata da Francesco De Ficoroni, raccogliendo in un corpo que’ piccoli monumenti fino allora scoperti, determinandone con felice intuito la natura e l’uso. Nulla sfuggì alle sue dotte indagini; pitture cimiteriali, le iscrizioni del porto di Miseno, quelle d’Isernia, le salernitane furono per lui argomento di speciali monografie. Queste monografie, veri capolavori di erudizione e di critica sagace, nella sua mente erano tutte convergenti all’intento, da lui allora vagheggiato, di compilare un’opera sì vasta e colossale, da comprendere l’illustrazione storico-archeologica delle provincie meridionali d’Italia. Le fortunose vicende del 1848 gl’impedirono il proseguimento di quel vasto disegno. Anzi il desiderio della pace e della quiete obbligarono il Garrucci ad esulare da quella patria, che stava in cima a tutti i suoi pensieri, ma che, allora travagliata com’era e in continuo orgasmo e distratta per l’instabilità delle sue condizioni politiche, non aveva tempo nè modo d’occuparsi con affetto di un cittadino che, per la natura pacifica de’ suoi studî e delle sue opere, non poteva esserle di decoro e d’orgoglio, che in tempi più riposati e tranquilli.
Nel 1854 l’Istituto di Francia propose un premio alla migliore Memoria sull’origine e il valore dell’accento negli antichi marmi. Il Garrucci ne fu consapevole solo quindici giorni prima che scadesse il termine dell’indetto concorso. Non la brevità del tempo, nè la difficoltà del tema, distolsero il Garrucci dal prendere parte a quella dotta gara. Nè fu