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62 f. ed e. gnecchi


GIAN GALEAZZO VISCONTI Conte di Virtù (1 -2)

primo duca di milano.

(1385-1402).


1. Pegione c. s. (gr. 2.570–2.554). — Var. n. 4-6 di Galeazzo II. (Pag. 40).

D/ – + GALEAZ • VICECOES . D • MEDIOLANI • & • C. Nel campo incorniciato, la biscia fra le lettere G Z.

R/ - S • AMBROSIV • MEDIOLAN. Il Santo seduto col pastorale e lo staffile. Ai suoi lati, nel campo, due cerchietti od anelli.

Coll. Municipale, Gnecchi. Arg. R. L. 2.
  1. IL PEZZO D'ORO DA DIECI ZECCHINI.


    Nelle nostre Monete di Milano abbiamo pubblicato, sotto Gian Galeazzo (N. 1, pag. 44), il magnifico pezzo in oro da 10 Zecchini o Medaglia, appartenente alla collezione Verri. Questo pezzo, che è l’unico conosciuto, non appartiene certo all’epoca di Gian Galeazzo (1385-1402), sibbene a quella degli Sforza, come lo indicano chiaramente il suo tipo ed i suoi caratteri. Esso può considerarsi con tutta certezza come una Restituzione o medaglia commemorativa fatta coniare in onore del primo Duca di Milano da uno de’ suoi ultimi successori. I caratteri capitali romani della leggenda, usati per la prima volta nella seconda monetazione di Galeazzo Maria Sforza, e così pure la testina mitrata di S. Ambrogio al principio della leggenda, introdotta appunto sotto la stesso Galeazzo Maria Sforza, quale distintivo della zecca milanese, ci dimostrano chiaramente come il medaglione non possa essere anteriore a quest’epoca. Ma questo non è tutto. Giova inoltre considerare che il medaglione d’oro in questione non è un pezzo isolato, ma che invece ve n’hanno altri, i quali, coniati in oro e in argentò, formano una serie rappresentante parecchi fra i Duchi di Milano, incominciando dal Conte di Virtù e terminando coll’ultimo Sforza. La serie non è completa, ma probabilmente lo era, e solo di alcuni ci è pervenuto qualche rarissimo esemplare. Per di più questi medaglioni o multipli di fiorini o di testoni, secondo che furono coniati in oro o in argento, non solo formano una serie pel tipo unico e costante, ma hanno fra di loro tale collegamento, che talvolta il conio che servì di dritto a uno di essi, servì poi di rovescio ad un altro. Così il medaglione d’argento della collezione Verri, che porta al dritto il busto di Francesco I Sforza (V. Monete di Milano, Francesco I Sforza, n. 14, Tav. XII, n. 1), ha il rovescio comune col dritto del medaglione d’oro di G. Galeazzo Visconti in questione, e il dritto comune col rovescio dell’altro medaglione d’argento di Lodovico

  2.