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statero d'oro di posidonia 479

di falsificazione moderna, qualora fosse effettivamente da escludersi l’idea della fusione.

Ebbe anche occasione di vedere questa moneta, e la ritenne genuina, il Dott. F. Von Duhn professore di Archeologia ad Heidelberg.

Le monete greche d’oro sono state accolte sempre colla massima diffidenza. Eckel non volle mai ammettere la moneta d’oro d’Atene; malgrado che il Winckelman ed altri eruditi nummografi asserissero averne viste alcune dell’autenticità delle quali non si poteva dubitare; e dichiarò pure falsi gli stateri di Cizico, di Lampsaco, e di Focea1. Furono ritenute false le monete d’oro di Gela, in Sicilia, pubblicate già dal Torremuzza2, senonchè un ripostiglio, rinvenuto presso Catania, in cui comparve gran varietà di emissioni, tolse ogni dubbio.

Dubitavasi sino a poco tempo fa della monetina d’oro di Cuma (480 a. C.) che poi Poole3, il Garrucci4 e l’Head5 non esitarono a dichiarare autentica.

Maggiore, ed a buon dritto, dovrà essere la diffidenza per questo strano statero di Posidonia, e dico strano, sia perchè, sinora è l’unico esempio di statero d’oro, coniato in quel tempo in Italia, sia perchè dovuto allo stesso conio dell’argento.

Consideriamo quindi attentamente le obiezioni che si potrebbero fare, e che difatti da alcuni mi si fecero: poiché credo non abbiano poi tutta quella efficacia che ad esse si concede a primo aspetto.

Non posso negare che sembra strano che Posidonia abbia coniato, in quel tempo, moneta d’oro in questo modulo. In Italia, l’oro coniavasi, allora, soltanto in Etruria ed a Cuma e, per le monetine d’oro di Cuma, che sono quasi identiche

  1. Prolegomena Generalia, cap. IX, tom. I, p. XLI.
  2. N. 1 e 2 tav. XXI. V. Head, Coins of Syracuse, p. 17 e Mommsen, Hist. de la Monnaie Romaine, cap. II, p. 129.
  3. Catalogue of the British Museum.
  4. Monete dell’Italia antica.
  5. Historia Numorum, 1887, p. 31.