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perdere essi dinari, et di pagare quatro per uno, et ulterius sotto pena di essere imputato et punito per falsificatore di monete.»

213. — 1462, aprile 10, Milano. — Decreto per il quale certe monete forestiere non si possono spendere sotto pena dell’ammenda di 50 ducati [Reg. Panig. F, 12. — Bellati, mss. citati].

Nessuno riceva nè spenda «moneta alchuna forestera di valuta di dinari sexe e da sexe in giuso soto penna di perdere diete monete e di pagare quatro tante cqssì chi li receva comò quelo le expenderà.» Non si ricevano nè si spendano gatteschi e novini di Losanna, nè novini nuovi di Savoia.

214. — 1462, maggio 27, Alessandria. — Lettera di Gio. Francesco Canefri al duca di Milano: " In questa cìtade non se spende al presente nisi danarj de Zenova tutti falsi La S.ria Vostra meritaria grandemente a far cerchare unde veneno „ [Gazz. numismatica, 1886, n. 8, p. 64].

215. — 1462, agosto 12, Milano. — Accorsino da Landriano eletto soprastante alla zecca di Milano, invece di Giovanni da Melzo, liberamente revocato [Reg. duc., n. 90, fol. 115-16 e n. 93, fol. 305 t.].

Moriva ai 27 gennaio 1474 e gli subbentrava il parente suo Francesco da Landriano [Reg. duc. n. 116, fol. 151].

216. — 1462, settembre 25, Milano. — Grida perchè ai ducati di nuovo conio s’abbiano a spendere giusta il valore dei ducati veneti [Reg. Panig. DD, fol. 591 t. — Bellati, mss. citati].

«Perchè il nostro Ill.mo Signore de presente ha facto et fa fabricare ad la zecha de la moneta de Milano ducati in summa perfectione et bontade doro (d’oro), et in quela fineza et pexo che è il ducato venetiano, quale da una parte hano stampite la effigie del prefato signore et da laltra il cavalo ducale, et comò essi ducati in tutta boutade sono fabricati, cossi digna et ragionevol cossa è che nel spendere de quilli non habieno minor corso nè valuta de li ducati venetiani,» si fa pubblica