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la coniazione e le misure che dovevano impedirne gli abusi. Noi vi troviamo delle pagine importantissime, ove non con vaghi ragionamenti, ma con l’analisi di un materiale abbondantissimo e fino ad oggi poco curato, l’A. chiarisce molti dubbi, combatte non pochi errori e fa risaltare alcuni fatti che da altri non erano stati avvertiti.

Allo scopo di giovare allo studio della storia veneta e di agevolare l’intelligenza de’ documenti che la riguardano, egli si occupa dettagliatamente del sistema monetario e del metodo di conteggio usati dai Veneziani, esamina il prezzo che le monete ideali ed effettive ebbero nelle varie epoche e ne segna le alterazioni determinando il rapporto delle une verso le altre. Epperò accerta l’eguaglianza del denaro de’ primi dogi con quello di Verona e la derivazione della relativa lira da quella di Carlomagno, osservando come i denari di Sebastiano Ziani, di Orio Malipiero e di Enrico Dandolo non pesino nemmeno un quarto del primitivo denaro carolingio, al quale anche nell’intrinseco rimangono molto inferiori. Da ciò essi ebbero il nome di piccoli, che col tempo divenne ufficiale e si mantenne nelle scritture anche quando l’uso popolare diede al denaro altri appellativi. Egli tratta largamente del grosso, moneta di argento finissimo che fu creata dal doge Enrico Dandolo intorno al 1200, ed il cui valore era da prima di 26 piccoli, ma col volger del tempo salì a 48 e da ultimo a 60 piccoli non ostante che fosse stato sensibilmente diminuito anche il suo peso, dopo che per lungo tempo s’era conservato inalterato. Parimenti espone la relazione tra la lira di piccoli e la lira di grossi, che formarono la base del sistema monetario de’ Veneziani, avendo dato origine a tutte le altre di cotal nome, ed infine le mette a raffronto col ducato d’oro, il quale istituito durante il governo di Giovanni Dandolo, aveva acquistato riputazione nella maggior parte d’Europa essendosi elevato al grado di moneta universale. All’appendice prima, che riassume i risultati di queste ricerche intorno al valore della moneta di Venezia dal 1200 al 1472, vanno unite tre tavole, delle quali: la prima stabilisce il rapporto della lira di piccoli, detta semplicemente lira veneta, col grosso, ed il prezzo che tradotto nella moderna moneta decimale, corrisponde alla quantità di argento puro ch’ella rappresentava nelle varie epoche; la seconda contiene il ragguaglio tra il ducato e le lire di piccoli, precisando il peso dell’oro che spettava a ciascuna di queste conformemente alle diverse valutazioni; la terza indica la proporzione fra il valore dell’oro e quello dell’argento.

Ad ogni capitolo segue la descrizione delle monete del relativo doge, disposte secondo il metallo ed il valore. Di ciascuna vengono notati il peso ed il titolo: questo come risulta da’ documenti con-