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documenti visconteo-sforzeschi, ecc. 371
pertinentijs in integrum, alias per eos Luchinum et Jacobum fratres acquisitis et seu insolutum habitis a Communitate nostra Mediolani, seu ab agentibus prò ea, per instrumentum rogatum et assertum per Joannem de Giranis notarium Mediolani, anno et die in eo contentis» pel prezzo di lire imperiali 3520. da sborsarsi dalla tesoreria ducale.


Dei 22 luglio del medesimo anno è invece la procura in Giovanni da Perego per la vendita della casa della zecca ai fratelli Pestagalli per l'egual prezzo di L. imp. 3520 (Reg. cit. fol. 138 t.1.

174. — 14... — " Relatio Patri de acceptando super facto nove monete ducalis „ [Muoni, La zecca di Milano nel secolo XV, p. 16].

Sotto questo titolo d’atergo e colla data non precisata pubblicava il Muoni il documento che qui si ripete per intiero. Solo è a correggersi (crediamo) il «Petri de acceptando» in «Petri de acceptantibus,» il personaggio da noi ricordato nel documento precedente: per questo riavvicinamento di nomi, crediamo opportuno qui ij posto anche per questo documento senza data che potrebbe però essere di assai posteriore al 1453.
«Ne la ducale Cecha de Milano se fabrica moneta che vale un soldo per caduno et gline va in uno marcho cLxiiij et tegnono de argento fino per caduno marcho onze ij, denari xx. Siche computata la honorantia et manifactura, che monta soldi viij2, denari ij, fi (viene) fabricata su soldi Lxxiiij per ducato. Et perchè se diceva che licet nella dieta Cecha, se
  1. Per la descrizione della casa della zecca in Milano nel 1738, indicandosi oscuramente il documento surriferito, cfr. Lattuada, Descrizione di Milano, IV, lai seg. Il disegno della facciata della demolita zecca ci è conservato in un rozzo schizzo del Bellati nei suoi Mss. alla Braidense, t. VI, p. i. — Per il palazzo della zecca in Pavia cfr. Brambilla, Mon. di Pavia, p. 335. Per l’organizzazione di una zecca nel secolo XV cfr. Portioli, Zecca di Mantova, I 102, II 48.
  2. Il soldo eroso di Francesco I Sforza duca di Milano, a cui supponiamo diretta la presente relazione, era del peso di grani 30, i quali, alla bontà di 0,363, davano di argento puro grani 11,040: quindi la lira imperiale, osserva il Mulazzani, constava allora di grani 220, 800, quando la proporzione metallica era di 1 oro = 10,965 d’argento. (Nota del Muoni).