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344 | arturo g. sambon |
essenzialmente francese, sia stato coniato nel 1266, assieme ai reali e 1|2 reali; e che, contemporaneamente o poco di poi, fu emesso il multiplo di tareno, di forma globulare, col cavaliere e l’epigrafe K • DЄI • GRA • REX • SICIL • DVC • APVLIЄ • PRC • CAP •
2.° Perchè, come avemmo già occasione di dire nell’opuscolo: Monnayage de Charles v’Anjou, il rovescio dei tari col cavaliere è assai simile a quello delle monete sveve, avendo la scritta IC XC NIKA, come sui tarì di Federico II, di Corrado e di Manfredi, mentre sui tari col SЄRVVS XPIsti, abbiamo già una sensibile modifica, trovandosi solo le sigle IЄ XS, colle C mutate in Є ed S, e questo cambiamento, altrimenti di niun interesse, diventa un indizio importante per la classifica.
Volendosi attribuire la moneta alla divisata impresa costantinopolitana, si dovrebbe assegnare o agli anni 1270-1274 ovvero dal 1281 (febbraio) al 1282 (aprile).
Ma certo dal 1281 al 1282 non potè coniarsi. Ne traggo la convinzione dall’esame del ripostiglio. Conteneva gran numero di augustali e tari svevi e solo poche monete angioine; ossia alcuni tari collo stemma e diversi col K al dritto e la croce al rovescio, due dei quali colla iscrizione SЄRVVS XPIsti. È quindi evidente che il ripostiglio è anteriore all’anno 1278, poiché in quell’anno Carlo coniò il carlino d’oro e riuscì, finalmente, con tale riforma monetaria, a dar lo sfratto ai tari svevi e normanni. Del resto ammettendo pure che fossero continuati a circolare que’ tari, sin verso il 1282; è ad ogni modo inammissibile che, in così grande massa d’oro, mancassero i carlini angioini.
Esclusa dunque la possibilità di un’attribuzione agli anni 1281-1282, è evidente che la moneta dovè essere coniata non prima del 1270 né dopo il 1274;