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338 giuseppe castellani

«Patre d.no fratre Leonsino Episcopo Fanense per manus dompni Iohannis Rectoris Ecclesiae S. lohannis filiorum Ugonis de Fano pro parte subsidii d. d.no E.po et ejus clero impositi per R. P. d.num d.num Egidium Sabinen. Episcopnm Apos. Sedis legatura pro concordia Societatis d.ni Anechini de Bongoado videl, pro primo termino dicti subsidii ducatos aurì decem septem, inter quos fuerunt quatuor ducati Comunis Ancon. pro quorum lagio (sic) solvit denar. viginti Anconitanor. parvor. ad rationem denarior. quinque prò ducato. De quibus etc.

«Acta fuerunt haec Ancone in domo Episcopali presentibus Ser Marco Terisini Notario de Faventia et philippino Philippini de Dovadula, etc.

«Ego Goscalcus Pashini de Wesalia Clericus Colonien. Diaec. pub. apostol. et imperiai auctor. Not. et Officialis Camerae, etc.

«Loco f signi. »

Duolmi di non poter corredare questo documento di altre notizie che valgano a dimostrarci la ragione del deprezzamento che aveva la moneta anconitana a confronto delle altre pontificie o veneziane. Ciò di fatti non può attribuirsi al minore intrinseco di essa perchè non eravamo ancora nel periodo in cui si alterò la bontà delle monete a scopo di lucro e male avrebbe provveduto al suo credito Ancona rivale, a volte vittoriosa, di Venezia se avesse coniato monete di minore bontà di quelle della sua nemica o dei Pontefici nel cui dominio si ritrovava. Anche le sue monete di argento sono là a provare l’onestà che presiedette sempre alla coniazione della moneta anconitana.

Altri meglio di me potrà vedere se mi appongo al vero sia assaggiando il ducato d’oro anconitano, sia dando in luce nuovi documenti.

Farmi utile accennare che nell’epoca alla quale si riferisce il nostro documento correvano tempi ben tristi per la Repubblica Anconitana. Infatti fin dal 1348 Ancona era caduta per sorpresa sotto Galeotto e Malatesta de’ Malatesti ai quali ritolta dal Cardinale