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276 | francesco gnecchi |
intorno al modo di fabbricazione delle monete di bronzo e precisamente intorno al taglio e alla preparazione dei tondini destinati ad essere coniati.
Mentre ancora molte incertezze regnano su tale punto e diversi sono i pareri e le supposizioni, come è naturale nelle cose che procedono per semplice induzione, qui possiamo approfittare della occasione, che ci si presenta assai raramente, di poter cogliere qualche osservazione sul vero.
Si suppone da molti che i tondini per la coniazione delle monete di bronzo venissero fusi. Da altri si vuole che fossero tagliati; ma senza che bene si sappia come l’una o l’altra operazione venisse praticata. Probabilmente ambedue i sistemi furono in uso presso i Romani o in epoche diverse o anche contemporaneamente; e se la fusione serviva pei pezzi di grandi dimensioni, il taglio era adoperato pei pezzi minori.
E una prova che questo secondo modo fosse usato, l’abbiamo nel nostro Ripostiglio, che ora ci conviene esaminare colla scorta delle due annesse tavole (N. VI e VII), nelle quali è completamente riprodotto a metà diametro dal vero. Nella prima tavola (VI) le sette verghe, che rappresentano la forma rudimentale primitiva della preparazione del metallo sono di sezione oblunga e quasi rettangolare; i pezzi che seguono sono frammenti di queste verghe tagliati a scalpello. Il primo ne è una estremità e così pure l’ultimo della prima riga, nel quale si vedono già praticate due incisioni le quali segnano i tre pezzi in cui doveva essere diviso. Un’altra incisione si vede pure sul secondo pezzo della stessa prima riga, evidentemente destinato ad essere diviso in due. Tutti gli altri pezzi sono già completamente staccati gli uni dagli altri, e, nell’ordine in cui essi sono disposti, lasciano scorgere il successivo progredire del lavoro di prepara-