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104 g. de petra - notizia del ripostiglio, ecc.

nella coniazione del bronzo ha i nuovi nominali del bes e del dodrans; T. Clouli (n. 183) che trasanda la nota del valore; M. Metellus Q. f. (n. 144) e Q. Max (n. 145) che battono denari con la solita testa galeata, ed hanno un altro denaro, che presenta due novità, la testa di Apollo, invece di quella di Roma, e le lettere varianti per distinguere i diversi conii; N. Fabi Pictor (n. 180) che ha pure le lettere monetali e una leggenda indicativa della figura rappresentata.

Tutti questi zecchieri appartengono certamente agli anni, in cui non i soli democratici, ma anche gli uomini più autorevoli del Senato concorrevano efficacemente e sinceramente ad eseguire la legge agraria di Tiberio Gracco. E però se anche nella coniazione della moneta ritroviamo il medesimo spirito d’innovazione, che era penetrato negli ordini politici dello Stato, si può ritenere che tale coincidenza non sia fortuita. Quindi è probabile che la corrente novatrice sia durata nella monetazione fino a quando dominò nella repubblica il partito democratico, cioè fino al 632, Tanno del secondo tribunato di Caio Gracco. E perciò io credo, che subito dopo il 629 possiamo e dobbiamo collocare taluni di quei denari, i quali (come il n. 146 C. Serveil) o per le lettere monetali, o pel segno di valore *, o per la pluralità dei tipi creati da uno stesso monetiere, si ravvicinano a quelli di sopra indicati. E che dopo l’anno 633, cioè con la reazione del partito aristocratico, sia apparso il gruppo di monete (nn. 104, 105, 106, 107, 108, 119, 147, 148, 149, 161), che per l’antico segno di valore ×, e i tipi dei bigati e dei quadrigati senza alcuna modificazione, segna un ritorno alla severità dell’antica tradizione.