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82 vincenzo capobianchi


Allorchè la nuova legge carolina andò in vigore in Italia, accadde quello che accader suole sempre ed ovunque quando un nuovo sistema va in uso, vogliamo dire, che si seguitò a stabilire contratti e far pagamenti a libre romane, ragguagliandole con i nuovi denari carolini. E siccome questi eccedevano in valore, in luogo di dodici, quantità che formar doveva il soldo in argento, se ne computava e dava un numero minore che equivalesse il soldo romano. Importantissimo esempio di questo fatto mi apparve in un documento dell’anno 816, nel regesto farfense, ove Ansidruda figlia di Rodiperto, vendendo alcuni suoi beni al monastero di Farfa, confessa aver ricevuto «pro suprascriptis rebus omnibus qualiter superius legitur, a te domine ingoalde abbas, uel a parte monasterii, idest argenti [solidos] cxx ana novem denariorvm per solidvm de moneta sancti petri finitvm pretivm sicut etc.1».

Che i soldi di questa convenzione fossero quei romani, o meglio computati alla romana, me ne assicurava un altro atto contemporaneo dello stesso regesto di Farfa. Nell’anno 819, certo Giovanni Sculdabis da Spoleto domanda in usufrutto ed ottiene dal suddetto monastero i beni appartenenti a suo cognato Leone ed

    « legidimus bonus mediolanenses aut ticinenses. Acto Mediolani.» Per l’illustrazione di quest’importante formola monetaria rimandiamo il lettore alle stesse seguenti osservazioni, che noi faremo sulle formole dei documenti lucchesi dopo l’anno 800, dalle quali apprendiamo che 90 denari carolini formavano il nuovo equivalente di mezza libra a computazione romana, e che alla costituzione sociale delle zecche di Milano e Pavia, che questo documento ci fa conoscere già avvenuta al 796, fu unita ancora Lucca, ma dopo l’800.

  1. Regesto di Farfa. Vol. II. Docum. 219, p. 179. Sulla denominazione generica solidus argenti, dobbiamo osservare come questa fosse usata per indicare una quantità indeterminata di denari d’argento, essendovi stati soldi da 4, da 9, da 12, da 30 e da 40 denari, de’ quali il più usato fu quello di 12 denari derivante dal soldo di peso 24a parte o mezza oncia della libra romana di 12 once. Il soldo di peso dopo la riforma franca venne a corrispondere alla 20a parte della libra.