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una medaglia di alfonsina orsini | 75 |
conchiudere le nozze di Clarice, sua figlia, con quel Filippo Strozzi, ch’ebbe a finire, più che trent’anni dopo, assai tragicamente la vita; non vuolsi disconoscere che quelle nozze passarono in Firenze quasi inavvertite e non furono sturbate che assai leggermente dai magistrati della città1.
La vita d’Alfonsina in Roma corse, puossi dire, nella oscurità sino al 1512, quando a’ Medici si riaprivano le porte di Firenze. Ma, donna, al dir del Giovio, di virile prudenza, in quella oscurità non si lasciava da lei di tener d’occhio gli umori de’ Fiorentini e di caldeggiare le sorti della famiglia. Ad Alfonsina e non ad altri vuolsi indirizzata una lettera del 16 settembre 1512, con la quale Niccolò Machiavelli dava ragguaglio della caduta del Gonfaloniere Pier Soderini e di quanto s’era fatto in favore de’ Medici2. Fu allora ch’ella ritornò in Firenze e vi diede prova d’una operosità senza pari, scrivendo ora a Roma e ora al campo di Lombardia, procacciando, come s’esprimeva Filippo Strozzi in una lettera del 31 agosto 1515, «riputazione allo Stato, animo agli amici e timore agli avversi» e facendo, a dir breve, «quell’offizio che ad altra donna sarebbe impossibile, a pochi uomini facile»3.
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A Firenze non si tolse, se così si può dire, un istante dal fianco del figlio. Sollecita com’era della potenza della famiglia, di nulla prooccupavasi, quanto