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grosso inedito di gian galeazzo per verona 69


Ora, sovrapponendo per così dire, diritto a diritto rovescio a rovescio dei due grossi rappresentati nella tavola, vediamo una tale coincidenza in tutti i loro dettagli e specialmente nelle pieghe dei paludamenti pontificali da fare ragionevolmente supporre che gli stessi punzoni abbiano servito per tutt’e due. Nel conio del veronese però il pugno chiuso di S. Ambrogio fu visibilmente ritoccato per farne una palma semiaperta per San Zenone.

La sorprendente rassomiglianza dei due grossi che abbiamo riscontrato, la dicitura insolita per Verona e l’ortografia scorretta del nome di S. Zenone mi inducono a pensare semmai il veronese non sia stato coniato, o fors’anco addirittura battuto in Milano.

Che Giangaleazzo Visconti intendesse uniformare la monetazione pei suoi differenti domini, alla milanese, ne abbiamo altri esempi nei denari di Padova o di Verona fatti sul preciso modello di Milano, e nel soldo descritto nelle Monete di Milano (Gian Galeazzo Visconti n. 10 e 11), simile in tutto ad altro per Verona, nel quale pure le figure dei due Santi diversificano in nulla, nemmeno nelle pieghe dell’abbigliamento; tranne lo staffile in mano di S. Ambrogio e mancante a San Zeno. Dev’essere quindi il medesimo punzone riformato nel conio. — Il Sesino di Milano ha pur esatto riscontro con altro di Verona. Produrrò infine il pegione milanese con croce in diritto e Sant’Ambrogio in rovescio (Gnecchi, 6 7) similissimo al veronese, che come quello ha due varianti: la croce e la biscia precedenti le iscrizioni del diritto. Chi desidera convincersene non ha che consultare il Litta alla famiglia Visconti o il bell’articolo di Adriano de Longpérier apparso nella Revue Numismatique di Parigi anno 1859, sulle monete del conte di Virtù.