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68 giuseppe gavazzi


In diritto è la stessa biscia accostata da G Z incorniciata da quattro archetti disposti in croce entro un cordone circolare. In rovescio la medesima figura sedata di vescovo mitrato, nimbato, ammantato, col pastorale nella mano sinistra; solo che lo staffilo, che è nella destra di Sant’Ambrogio, manca (come di ragione) a San Zenone. Nell’una e nell’altra la leggenda consta di venticinque lettere di caratteri identici:

Per Verona + • COMES • VIRTVTVM • D • MLI • VERONE &. C •

Per Milano + • COMES • VIRTVTVM • D • MEDIOLANI • &. C •

Come si vede, soltanto nove lettere vennero scambiate: MLI • VERONE del n. 1 sostituito a MEDIOLANI del n. 2. Nei due rovesci le iscrizioni variano in relazione al soggetto, Milano ha S • AMBROSIV\ MEDIOLAN, e Verona: S • ZENVS (sic) • • VERONA. Essendo questa di dodici lettere e quella di sedici ripartite ia giusta metà ai lati dei Santi, convenne compiere gli spazi con borchie intercalate fra le parole. E lo zecchiere, che non sarà stato un latinista, ed al quale forse il nome di S. Zenone riesciva nuovo pensò bene dargli la desinenza us come per AMBROSIVS. Se l’ortografia ne scapitava, la simmetria e l’uniformità ci avrebbero guadagnato. Probabilmente per ciò, in luogo di DE VERONA, come in tutte le altre monete veronesi dopo il nome del Santo, l’incisore, preoccupato, come pare, della simmetria, pensò bene sopprimere la particella de per far riescire sei lettere por lato di San Zenone, come sono otto per Sant’Ambrogio. O più probabilmente ancora, siccome nelle monete milanesi è scritto sempre MEDIOLANI o MEDIOLANVM e mai DE MEDIOLANO, fu seguito in questa circostanza l’uso milanese anche per Verona.