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62 | ercole gnecchi |
venna, eletto nel 1516 Arcivescovo di Ravenna, aveva ottenuto da Leone X, come attesta il Fabri nelle sue Sagre Memorie di Ravenna, “un privilegio amplissimo confirmatorio di quanti insino all’ora i passati Pontefici e Imperatori alla Chiesa nostra avean concessi1.” In quel privilegio, datato da Roma li 18 sett. 1517, è fatta speciale menzione del diritto di batter moneta, colla espressa condizione quod moneta praedicta sit ligae per Cameram Apostolicam tam in Urbe, quam in aliis Romanae Ecclesiae locis, ordinatae.
Il Cardinal Fieschi pertanto riaperse la zecca nel Palazzo Arcivescovile; ed era ben naturale che, come a quel tempo tutte le zecche delle città appartenenti al dominio della Chiesa, quali Pesaro, Ancona, Perugia, Foligno, Camerino, Modena, Parma, ecc. battevano moneta, non solo in argento e rame, ma benanco in oro, così anche Ravenna non dovesse starsene indietro delle altre. Il Card. Fieschi anzi, interpretando in modo assai largo il detto privilegio, e ben sapendo in quale alto onore fosse sempre stata tenuta presso i pontefici la Chiesa di Ravenna, fece di più. Dopo aver coniato, come vedemmo, monete in oro e in argento, col nome e le armi di Leone X, limitandosi a farvi incidere il suo stemma vicino a quello di Ravenna, in due altre monete di bassa lega, soppressi totalmente il nome e le armi del pontefice, vi fece coniare, da un lato, il suo proprio stemma colla leggenda: N • CAR • FLISCVS; e dall’altro lo stemma della Chiesa di Ravenna, colle parole: ECCLESIE RAVENE e ANTIQVE RAVENE2. Così egli,
- ↑ Fabri Girolamo, Le sagre memorie di Ravenna antica, Venezia 1664, in-8, pag. 540.
- ↑ Fabri, Op. cit., pag. 541. — Zanetti, Nuova raccolta delle monete, ecc. Tomo II, pag. 413, in nota. – V. Bellini, De monetis Italiae, etc. dissertatio II. pag. 123. — Cinagli. Le Monete dei Papi, pag. 88. N. 139.