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494 | bernardo morsolin |
tato e il giorno, il mese e l’anno della morte. Vi si legge cioè: F • DOMINICVS • A • PISCIA • OB • 23 • MAY • 1497 • Io non so se la medaglia sia nota; devo però dichiarare che d’essa ho cercato indarno alcun cenno nell’opera classica dell’Armand intorno ai coniatori di medaglie nei secoli XV e XVI in Italia1 .
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Di frate Domenico da Pescia non è nuovo il nome nella storia. La sua famiglia chiamavasi dei Buonvicini. Domenicano nel convento di S. Marco in Firenze, fu de’ più caldi, per non dire il più caldo ammiratore di frate Girolamo Savonarola. «Compagno» a lui «indivisibile nelle fatiche dell’apostolato, nelle glorie, nei dolori, nei trionfi, nel patibolo, era, scrive il Padre Vincenzo Marchese, una di quelle anime semplici, affettuose, facili alle impressioni e capaci di qualunque sacrifizio, le quali passano sulla terra senza punto addarsi, o conoscersi di questa portentosa natura umana, e già destinate vittime dei tristi»2. È nota la fine ch’egli ha fatto il 23 maggio del 1498 e la dispersione delle sue ceneri insieme con quelle del Savonarola e di fra Silvestro Maruffi da Firenze nella corrente dell’Arno. Del Buonvicini gli storici ricordano con ammirazione la singolare intrepidezza, onde salì il palco e offerse il collo al capestro del carnefice. Nell’universale scompiglio il buon frate