Pagina:Rivista italiana di numismatica 1892.djvu/502

478 giuseppe ruggero

del 1846, vi avrebbe trovato il disegno della moneta stessa. Per ultimo, la rarità esagerata data dal Furse al nostro pezzo da 3 denari, è una controprova dello errore di attribuzione, considerando quanto sia comune nel nostro territorio ligure.

Era conveniente questa rivendicazione trattandosi di una monetina così modesta? Per me il maggior o minor valore di un pezzo non deve influire sulla questione. Il vedere la stessa moneta descritta o disegnata in opere illustrative di zecche diverse, può ingenerare il dubbio che queste irregolarità di minor conto facciano riscontro ad inesattezze di importanza maggiore. In conseguenza io credo che incumba ad ognuno l’obbligo di denunziarle.

Ho accennato più d’una volta al poco conto in cui erano tenuti i denarini dai raccoglitori, per modo che anche i meno rari mancavano nelle collezioni, e pochissimi furono coloro che si occuparono a decifrare qualche volta le loro leggende abbreviate. Ora non voglio tralasciare di far nota una circostanza che riguarda queste monete, che se non basterà a rialzarne il pregio, resterà a titolo di curiosità numismatica. Questi infimi individui della nostra serie metallica, ebbero anch’essi al pari dei loro maggiori multipli nei metalli nobili, l’onore delle falsificazioni. Non potrei asserire che i falsificatori siansi occupati dei denarini dopo che si tagliarono nel rame schietto, non rimanendo loro che la sola differenza di peso; ma quando potevano avere un piccolo lucro sulla infinitesima parte di argento che dovea entrare nella loro lega, non trascurarono di farlo.

Fra i minuti del Doge XXVI e dei seguenti, ne ho alcuni che si direbbero di rame puro: tra quelli del Governatore Agostino Adorno, ne trovai