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Torna perciò probabile che un lautni sia stato altresì il personaggio del semisse; e ben conviene infatti il suo nome, quale. a me sembra, a tale maniera d’uomo. Di quello ritrovo, il primo termine (Criuepeue) sopra il coperchio d’un ossuario del museo di Firenze:

Arnt. S[t]eprni | Kr[u]ipuus (Fab., tav. XXIII, 213);

la cui lezione riesce così assicurata, dovechè finora ondeggiavasi appunto in riguardo all’ultima parola, a cagione dell’incerta forma del terzo elemento, che l’artefice verosimilmente sbagliò e poi corresse. — Quanto al secondo termine (Areuizies) della nostra epigrafe, tra i personaggi menzionati nell’iscrizione celtica di Novara, è Anarevis’eos; nome che, dal Flechia in poi, tutti considerarono composto della preposizione an- e di Are-vis’eos (cfr. Are-morica, Are-late, ecc.): ora codesto semplice Arevis’eos, sino al presente soltanto conghietturato, s’ha appunto, se ben vedo, in Areuizies, con z per s, come p. es. nell’etr. Cazi di una bilingue (Fab., 460) per Cassius del testo latino corrispondente, o come nell’Utuze di due scarabei etruschi, uno di Bolsena (Fab., 2094 bis A), l’altro di Chiusi (Fab., 483 bis), per Ὀδυσσεύς 1.

Fu adunque Areuizie, il padrone o patrono, a dir così, di Criuepeue, un Gallo. Egli trova nell’etrusca epigrafia numerosi compagni: Cale (Fab., 254, 894, 2582, Gam., 147, 219); Calec (Fab., 2072); Cales

  1. Per l’iu di Criuepeue rimpetto all’u di Kruipuus, cfr. p. es. Partiunus Fab. III, 371 con Partunus, 367 sg., Tiucuntnal Gam. 694 con Tucuntines’ Fab. 1172. eritiuras, nell’iscrizione di Magliano, p. es. con Velhinaburas’ Fab. 1914 A 6.20; per l’e (Criuepeue) rimpetto all’i (Kruipuus), cfr. p. es. Easun Fab., 252) per Ιὰσων, Menerra Fab. 1019 ecc. con lat. Minerva, Lecne nella bilingue Fab. 253 con lat. Licini. — Scrive del resto il Gamurrini (p. 323): “Si può ben supporre che il re, col rima-