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378 giuseppe castellani


«IL DUCA D'URBINO

«Molto Mag.co dilett.mo n.ro. Si è inteso che in Fano si va assai pubblic.te dicendo che alcune scritture uscite fuori per dissuadere la fabbrica di quel porto sono state fatte d’ord.e o almeno con saputa n.ra, il che n’è dispiaciuto infinitam.te parendoci che si voglia dipingere per persona interessata chi con q.ste vie cerchi d’impedire gli utili d’altri, e partic.te quelli di q.lla Città, il cui benef.o è desiderato da noi come il proprio n.ro. Per tanto vogliamo che siate con l’abbate Uffreducci dell’amorevolezza del quale sappiamo quanto posiamo prometterci, con dirli che se havesse inteso cosa alcuna del soprad.o si assicuri sopra la parola n.ra esser falsiss.o poiché desideriamo infinitam.te che il desid.o e la speranza di quei cittadini habbia intiero effetto se bene dubitiamo assai del contrario, essendo q.l sito tale, che per simili cose sarebbe necess.o di pensare a i moli perfetti, la spesa de’ quali si sa dove ascenda, ma a questo tocca di pensare ad altri. A noi dispiace di non poterceli aiutare con le cose di qua come faressimo se non havessimo per le mani il rifacim.to del Porto di Pesaro come sapete, a che ci troviamo non per molta speranza, che ci sia di far cosa buona; ma per non lasciar mem.a che nei di n.ri sia affatto andato in rovina e che non habbiamo procurato di lasciarlo almeno come fu lasciato a noi: Tutto questo direte all’abb.e acciò se n’havesse sentito parlare nel modo toccato da principio sappia la pura verità; et sentendone parlar di nuovo ne faccia cortesia d’affermare ciò che da noi se ne dice, che affermarà il vero, e si prevaglia di noi come può liberam.te fare: State sano. Di Castel d.te a 10 di Nov.e 1612

«V.ro. Fran.co M. II. 


fuori

«Al molto mag.co dilett.mo n.ro Il Cons.re

«Emilio. 


«Roma».

Non ostante questa lettera l’Uffreducci consigliò il Comune a inviare due ambasciatori al Duca per dimostrargli che il porto a Fano non era una novità e questi ne riportarono altra lettera piena di benevolenza.

Ma non finirono qui le difficoltà. Ancona non poteva rassegnarsi a vedere costruito a Fano un porto che poteva toglierle qualcosa e giocò l’ultima carta toccando un tasto