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caso. Fu scoperta, cioè, durante il ristauro del palazzo del conte Colleoni in uno di quegli anni, che corsero tra il 1850 e il 1860. Del fatto s’han due ricordi, l’uno in una carta di famiglia, che avvolgeva la medaglia, l’altro nei Memorabili del conte Giovanni Da Schio. Ma de’ due non è pieno l’accordo.

La residenza del conte Colleoni, ch’è la stessa del conte Giuseppe Da Porto, si compone di due palazzi, l’uno di stile archiacuto, sorto di certo negli ultimi decenni del secolo XV, l’altro di stile classico, eretto dopo il 1550 su disegno del Palladio. E i due palazzi porgono appunto argomento al disaccordo. Nella carta di famiglia è detto che la scoperta si è fatta nell’atrio del palazzo d’architettura archiacuta1; nello scritto del conte Giovanni Da Schio, che dichiara d’aver veduta e anche moltiplicata la medaglia co’ piombi, si dice che fu dissotterrata nei fondamenti del palazzo palladiano2. E dal sito della scoperta il dott’uomo argomentava l’origine e il possessore dell’edificio, testimoniati d’altra parte non tanto da due scrittori contemporanei, il Palladio3 e il Vasari4, quanto dalla iscrizione, che si può leggere tuttora sul frontone del palazzo5 e dall’altra incisa già sul caminetto e distrutta, come s’è pure avvertito, nel 18346. E l’esempio di tramandare il tempo o, se vuolsi, anche l’anno della

  1. Ecco le parole testuali: “Questa medaglia venne trovata nel ristauro dell’atrio gotico”.
  2. “Ristaurandosi le fondamenta (del palazzo palladiano) fa trovata una medaglia, che ricordava l’origine e il proprietario del loco. Io la vidi e moltiplicai co’ piombi”. Da Schio, op. cit. Msc. in B. C. Dei piombi fatti fare dal conte Da Schio ne conserva un esemplare anche il Museo Civico di Vicenza.
  3. Palladio, I quattro libri dell'Architettura. Venezia, 1769.
  4. Vasari, Opere, Tom. VII, pag. 527. Firenze 1881.
  5. Magrini, Op. cit. pag. 75 e xxiv, nota 47.
  6. Da Schio, op. cit. e loc. cit.