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324 nicolò papadopoli

corso in tutti quei territori, nei quali ora anche comune la tradizione della forma concava o scifata. Infatti, tra gli esemplari che si conservano nei medaglieri, alcuni sono di buon aspetto ed hanno la consueta quantità d’argento, altri invece sono neri e di lavorazione negletta. I primi sono quelli coniati avanti il decreto, gli altri colla nuova lega più scadente, ma tutti hanno lo stesso peso che supera di poco i quattro grani e non raggiunge i 4 1|2. A Verona e Vicenza correva invece la lira veronese, la quale, come fu detto precedentemente, valeva un terzo di più della veneziana, e quindi per quelle Provincie si continuavano a coniare i denari colla croce a lunghe braccia, che divide a due a due le lettere dell’iscrizione, simili a quelli per la prima volta coniati da Michele Steno, che pesano scarsi 6 grani. I territori di Brescia e della Lombardia veneziana usavano la lira imperiale, doppia della veneziana, come rilevasi anche da un documento poc’anzi riferito, e quindi ad essi deve attribuirsi quel piccolo assai comune che da un lato ha il leone accosciato senza iscrizione e dall’altro, fra le braccia della croce, le lettere F F D V, il cui peso, abbastanza variabile fra pezzo e pezzo, ha però una media di 8 grani e 1|2. È questa la prima volta che nei documenti veneziani s’ incontra la parola bagattino, che invece a Padova è adoperato sino dall’ultimo quarto del secolo XIII1, ed a Treviso anche prima, e precisamente nel decreto 7 settembre 1317, in cui si ordina la coniazione del piccolo ossia bagattino2.

  1. Verci G. B., Delle monete di Padova, in Zanetti G. A., Nuova raccolta di zecche e monete d’Italia. Tomo III, pag. 374. Brunacci J., De re Nummaria Patavinorum, pag. 46.
  2. Azzoni Avogaro, R. Delle monete di Trevigi. in Zanetti G. A., Nuova raccolta, etc. Tomo IV.