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francesco foscari e le sue monete 323

ma del resto è tutta rame, e, per sostituirla, si ordina che i bagattini colle stampe usate per Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza e Venezia, contengano 1|18 parte di argento, invece di 1|9 come avevano precedentemente.

Il 24 maggio dello stesso anno 14421 osservando il Senato che, provveduto per Bergamo, Brescia, Verona e Vicenza, nulla sia espresso per Padova, Treviso ed altro terre, determina che i massari della moneta d’argento mittere debeant Paduam, Tarvisium, et ed alias terras nostras a parte terre et in patriam Foro Julii i bagattini che vengono usati in tali siti, fatti colla lega fissata precedentemente, e stabilisce che i rettori delle provincie debbano in ogni pagamento dare, per ogni ducato, almeno cinque soldi di tali monetine, e tutti gli utili sì di questa che della precedente fabbricazione debbano essere mandati allo Sforza, che comandava le armi veneziane in Lombardia, per gli stipendi delle truppe. Con decreto dello stesso giorno2 s’incaricano i governatori delle entrate di riscuotere dalle provincie l’equivalente dei piccoli spediti e di rifondere alla zecca il capitale esborsato, destinando l’utile alle spese di guerra.

Questi provvedimenti confermano che la stessa lega era adoperata per le diverse monetine, che con tipi variati si usavano nelle provincie: bisogna dunque ricercare nel solo peso a quali lire corrispondano i denari coniati in quell’epoca. A Padova ed a Treviso erasi sempre adoperata la stessa lira che a Venezia, e quindi i piccoli o denari veneziani avevano

  1. R. Archivio di Stato. Senato. Terra reg. I, c. 67 t. — Capitolare delle Brocche, carte 29.
  2. R. Arcliivio di Stato. Senato, Terra reg. I, c. 67 t. — Capitolare delle Brocche, carte 29 t.